Alfred North Whitehead (1861-1947) è stato un logico, matematico e filosofo celeberrimo. Ha insegnato a Cambridge, Londra ed Harvard. E’ autore, con Bertrand Russell, dei Principia mathematica.
Nelle sue riflessioni di storia e filosofia della scienza ha messo in luce il ruolo di uomini di Chiesa medievali come san Benedetto da Norcia e papa Gregorio Magno nel sorgere della civiltà europea, e della sua concezione “concreta” di ragione.
Di seguito alcune pagine molto famose, tratte dal suo La scienza e il mondo moderno (Bollati Boringhieri, Torino, 2015):
Ragionamenti analoghi li troviamo in importanti storici della scienza, come A.C. Crombie, per il quale il “sentimento che avrebbe ispirato gran parte della scienza del tredicesimo secolo era stato in realtà espresso già all’inizio di quel secolo dal fondatore (S.Francesco d’Assisi) di un ordine che avrebbe dato tanti grandi innovatori al pensiero scientifico occidentale, particolarmente in Inghilterra… Fu questo, non vi è dubbio, il sentimento che ispirò Grossatesta, Ruggero Bacone e Peckham a Oxford…”. E prosegue dicendo che un’ “altra conseguenza della concezione della natura dell’uomo nell’occidente cristiano del tredicesimo secolo, e precisamente che l’uomo è dotato di ragione e di libero arbitrio, fu il rifiuto del determinismo greco ed arabo, destinato a rivelare in seguito un’importanza ancora maggiore” (A.C.Crombie, Da S.Agostino a Galileo. Storia della scienza dal V al XVII secolo, Feltrinelli, Cuneo, 1970, p.149,150).
Anche il premio Nobel per la chimica I. Prigogine ricorda che “la scienza classica era nata in una cultura dominata dall’alleanza tra l’uomo, inteso come cerniera tra l’ordine divino e l’ordine naturale, e Dio, il legislatore razionale e intellegibile, l’architetto sovrano che abbiamo concepito a nostra immagine e somiglianza” (La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza, Einaudi, Torino, 1999, p.52). Prigogine afferma inoltre che la scienza classica “è arrivata al suo limite”, ma riprendendo Alfred Whitehead e J. Needham, nota “che era necessaria la credenza in un Dio legislatore per ispirare ai fondatori della scienza moderna la ‘fede scientifica’ necessaria ai loro primi lavori”, mentre, sulla scia di Alexander Kojève afferma che la domanda “come può la natura avere l’astrattezza ideale della matematica?” trovò risposta nel dogma dell’Incarnazione , che costrinse “i cristiani a pensare che l’ideale può farsi carne. Se un Dio si è incarnato e ha sofferto, anche le astrazioni ideali della matematica possono essere passibili di misura nel mondo materiale”. (pp. 47-48).
Di seguito un breve schema sul parere di altri autorevoli autori: