Uno dei grandi scienziati del Cinquecento, in parte oscurato dalla fama del suo amico e maestro (Galileo Galilei) è il padre Benedetto Castelli da Brescia, considerato il padre della meteorologia e dell’idraulica.
Castelli è un monaco benedettino, e come tale si iscrive in una tradizione secolare che aveva fatto dell’amore per la cultura e la natura una sua specificità.
I monaci benedettini erano dediti all’ora et labora: prega e lavora, ritenendo fondamentale per una vita cristiana l’attenzione sia allo spirito (preghiera) che al corpo (lavoro).
Amavano in particolare la natura, come dono di Dio, come sua creazione: per questo non la divinizzavano, come avevano fatto i pagani politeisti, nè la rifiutavano, come facevano per esempio gli gnostici.
A loro dobbiamo l’invenzione dello champagne, della birra, dell’acquavite, del parmigiano reggiano, del whisky… Ed anche buona parte della nostra dieta mediterranea
I monaci furono anche i primi farmacisti, i migliori botanici, e furono all’origine di meteorologia, idraulica, e, più avanti, con Mendel, della genetica.
Di seguito la figura di Benedetto Castelli, tratta da Andrea Bartelloni, Francesco Agnoli, Scienziati in tonaca, Lindau, Torino, 2014: