Prima dell’Università vera e propria, quasi anticipazioni di essa, troviamo la già citata Schola palatina, la Schola medica (IX-X secolo) di Salerno, nata dalla collaborazione tra il monastero di Montecassino e lo Stato, e la Schola di Pavia. Riguardo a quest’ultima, una volta sconfitti i Longobardi da Carlo Magno, il nipote di quest’ultimo, Lotario (795-814) emana un capitolare, il 25 maggio 1825, che è “l’unico documento superstite contenente disposizioni sull’insegnamento pubblico superiore in Italia dalla fine dell’antichità sino all’anno 1000 circa.
Le città sede di istruzione superiore sono nove e Pavia spicca tra tutte per varie ragioni: viene nominata per prima, è l’unica ad avere un docente designato, il monaco irlandese Dugal, e numerose città, tra cui Milano e Genova, di un’ampia area oggi distribuita tra Lombardia, Liguria e Piemonte, sono obbligate a mandarvi gli studenti” . 1
Cosa fa Lotario? Prosegue la politica intrapresa da Carlo Magno, che voleva un impero forte, in cui fede e cultura avessero un ruolo centrale. A Pavia, dunque, posta sulla via Francigena, e quindi luogo di passaggio e di grandi movimenti, giunge un monaco irlandese: i figli dell’Irlanda, convertiti alla fede cattolica e alla latinità, sono per molto tempo, insieme ai benedettini, il cuore e la mente dell’Europa. Dugal è soprattutto un esegeta, si occupa cioè di Sacre Scritture, ma, nello stesso tempo, come molti altri monaci dell’epoca, ha una grande passione per lo studio della natura, creazione di Dio attraverso la quale l’uomo è chiamato a riconoscerne l’Artefice. “L’insegnamento di contenuti anche scientifici sarebbe del resto stato in linea con quanto praticato da altri maestri carolingi, tra cui il famoso Alcuino di York, che fu tra i principali artefici della rinascita carolingia e del quale sappiamo che tenne lezioni di astronomia nel monastero di san Martino di Tours”. Dugal studia, tra le altre cose, le eclissi solari e la loro regolarità, “ottenendo in pratica il risultato migliore della scienza occidentale di allora sull’argomento”. 2
La prima Università vera e propria nasce a Bologna, alla fine dell’XI secolo: come le altre università più antiche (Parigi, Oxford, Padova, Roma ecc.), essa ha stretti legami col mondo ecclesiastico e gode di privilegi direttamente concessi dai papi e, più raramente, dai sovrani. 3
Sovente le prime sedi delle corporazioni di studenti e di maestri, le università appunto, trovano sede presso monasteri o scuole cattedrali, e gli studenti scelgono di divenire semplici chierici per non dipendere dalla giustizia civile, ma da quella, molto più tollerante e meno sbrigativa, ecclesiastica. 4
Parigi è l’università degli studi filosofici e teologici (nasce dalla scuola della cattedrale), in cui insegnano il domenicano Tommaso d’Aquino e il francescano san Bonaventura, mentre Oxford è l’università dei francescani, di Roberto Grossatesta e Ruggero Bacone.
Bastino, per brevità, alcune citazioni dal noto storico medievista Leo Moulin: “L’università è una creazione del medioevo, nata dalla sua visione dell’uomo, della natura e di Dio. Qualcosa di esplicito, di originale nella storia delle civiltà quanto per esempio il canto fermo e la musica polifonica. Tutte le grandi civiltà hanno le loro liturgie e le loro cattedrali, i loro santi e i loro vangeli. Tutte hanno il senso del sacro e del religioso. Tutte hanno dato prova della loro creatività artistica, intellettuale e spirituale. Ma solo la civiltà europea del medioevo ha fondato delle università, da Bologna a Cracovia, da Parigi a Toledo, da Oxford a Uppsala. Nel 1600 si contano più di cento università nel mondo: tutte sono racchiuse nell’area socio-culturale dell’Europa. Non ve ne sono altre nel resto del mondo (tranne che in America Latina, opera dei conquistatori spagnoli). Non è un caso. Infatti l’università è il frutto di un immenso slancio dell’intera società medievale… Nella bolla che emana, nel 1388, per esprimere il proprio consenso alla fondazione dell’università di Colonia, il papa Urbano VI scrive che gli obiettivi principali della nuova istituzione saranno quelli di diffondere la scienza per scacciare le nubi dell’ignoranza (“scientia per quam pelluntur ignorantiae nubila”), di porre gli atti e le opere “in lumine veritatis”, alla luce della verità, e infine ciò che definisce la missione sociale dell’università: essa dovrà essere utile “tanto alla comunità quanto ai singoli” (“tam publica quam privata res geritur utiliter”) e “accrescere il benessere degli uomini” (“prosperitas humanae conditionis augetur”)” . 5
Nelle università medievali vi è una notevole libertà di espressione e di discussione, viene coltivato lo spirito critico e l’accesso è facilitato anche per la popolazione rurale o contadina. Il potere ecclesiastico si prodiga spesso per favorire una notevole libertà d’accesso: “Il papa Urbano V manteneva, come sembra, 1400 borsisti. A chi gli faceva qualche obiezione riguardo alla sua eccessiva generosità, egli rispondeva innanzitutto che un buon numero dei suoi “protetti” non diventavano preti, ma padri di famiglia, per i quali, anche se dediti a lavorare la terra, gli studi avrebbero avuto effetti benefici. Ma le borse di studio non furono le sole forme di aiuto agli studenti poveri. La società medievale si ingegnò a moltiplicare le vie di accesso all’università offerte ai figli delle classi proletarie. Il papa Gregorio IX concede un’indulgenza di 40 giorni ai “benefattori” che finanziano le spese di alloggio, se occorre negli ospedali, degli studenti poveri (1233). A Tolosa il gesto viene considerato come un obbligo di coscienza. Si raccolgono così 56 letti di legno, 52 materassi di paglia e 49 di piuma. Il papa Innocenzo IV ingiunge nel 1245 al vescovo di questa città di provvedere all’alloggio dei “poveri scolari” e di vegliare che essi siano accolti caritatevolmente, in locali “extra viam publicam”, per garantire loro il massimo della tranquillità (e, senza dubbio, per poterli meglio sorvegliare)” . 6
da: F.Agnoli, Indagine sul cristianesimo, Torino, Lindua, 2014.
1 Pavia e le svolte della scienza, a cura di Paolo Mazzarello e Lucio Fregonese, Libreria CLU, Pavia, 2011, p. 1-2.
2 “Un altro merito importante oggi riconosciuto a Dugal è quello di aver contribuito alla nascita delle prime rappresentazioni grafiche nell’astronomia e nella cosmologia della scienza occidentale di allora” (op. cit.). Il 13 aprile 1361 a Pavia nascerà uno Studium generale, che diverrà l’Università di Pavia, per l’insegnamento di entrambi i diritti, canonico e civile, della filosofia, della medicina e delle arti liberali. A concederlo è l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1316-1378), mentre il pontefice Bonifacio IX attribuirà i medesimi diritti delle Università di Bologna e di Parigi. Il Cancelliere sarà, a lungo, il vescovo della città
3 Tra le numerose università che nascono in Europa vi sono quelle più laiche, che non manacano però di legami col mondo ecclesiastico, e quelle più legate all’iniziativa della Chiesa, come Parigi e Roma. Quest’ultima, che oggi si chiama La Sapienza, ed è la più grande università del mondo, nasce nel 1303 per opera di Bonifacio VIII: “Bonifacio con la bolla In suprema praeminentia dignitatis fonda lo Studium Urbis, l’Università di Roma. L’Università viene collocata fuori dalle mura vaticane, ubicazione che, se non risolve i vincoli esistenti tra l’università e il clero, segna tuttavia l’inizio di un nuovo rapporto tra la città di Roma e gli studiosi che in essa giungevano da tutte le parti del mondo. Lo Studium Urbis acquista man mano importanza e prestigio e dal 1363 riceve dalla città di Roma un contributo stabile. La sede di Trastevere non è più sufficiente; così nel 1431 papa Eugenio IV, per dare all’Università una struttura più articolata, affianca al Rettore quattro amministratori e provvede all’acquisto di alcuni edifici nel rione Sant’Eustachio, tra piazza Navona e il Pantheon. In quell’area sorgerà duecento anni dopo l’edificio della Sapienza. Nei primi anni del Cinquecento fu il figlio di Lorenzo De’ Medici, papa Leone X a dare un forte impulso all’Università romana, chiamando a Roma da tutta Europa studiosi famosi che conferirono prestigio alla nostra università. È a Roma che per la prima volta in Europa vengono introdotte materie come i simplicia medicamenta, base della spagirica, un sistema di cure che a partire dall’energia presente nell’uomo cerca di ristabilirne l’equilibrio turbato dalla malattia. È in quegli anni che lavora nello Studium Urbis Bartolomeo Eustachio, uno dei fondatori della scienza anatomica moderna. Fu sempre papa Leone X a dare impulso agli insegnamenti storici, umanistici, archeologici e scientifici. Nel 1592 papa Clemente VIII chiama a Roma Andrea Cesalpino che l’ anno dopo fornisce la prova della circolazione sanguigna e dimostra che esiste una corrente centripeta opposta rispetto a quella che, tramite l’aorta e i suoi rami, porta il sangue dal cuore alla periferia” (dal sito ufficiale de La Sapienza: http://www.uniroma1.it/about/storia/) .
4 Lo storico inglese G. M Trevelyan, molto anti-papista ed anti-cattolico, parlando degli studenti di Oxford e Cambridge, scrive: “quando cerchiamo di immaginare come potessero essere questi primi studenti, dobbiamo presentarceli quasi tutti come ‘chierici’ dello stesso tipo, protetti dall’ombra di Becket (l’arcivescovo di Canterbury, ndr) contro la corte e il boia del re” (Storia d’Inghilterra, Garzanti, 1981, p.216).
5 L. Moulin, La vita degli studenti nel medioevo, Jaca Book, Milano 1992, pp. 5-6; vedi anche Marcia L. Colish, La cultura del Medioevo, 400-1400, Il Mulino, Bologna, 2001).
6 L. Moulin, op. cit., p. 54-55. L’interesse della Chiesa, e talora dello Stato, per l’università, è duplice: da una parte la promozione degli studi, dall’altra la necessità di impedire che gli spostamenti di studenti divengano destabilizzanti. Non mancano infatti scontri nelle varie città universitarie tra cittadini e polizia, da una parte, e studenti che si ubricano, che fanno talora danni e malefatte, dall’altra. Per evitare problemi e nello stesso tempo permettere anche agli studenti poveri di frequentare gli studi, nascono borse di studio e collegi: celebre quello costituito a Parigi nel 1257 da Roberto Sorbon, cappellano di san Luigi IX, che più tardi darà il nome a tutta la facoltà teologica parigina, la Sorbona appunto. Nel 1350 vi sono a Parigi 19 di questi collegi, con 375 posti gratuiti.